La Flamme

L’edizione 2020 di Canneseries ha preso il via con la presentazione, fuori concorso, di La Flamme: una serie parodia degli show in stile The Bachelor adattata dall’americana Burning Love.
Al centro della trama c’è infatti Marc, un pilota di aerei di linea single che va alla ricerca dell’amore partecipando a uno show televisivo e ritrovandosi alle prese con concorrenti di vario tipo: dall’anziana milionaria alla giovane bellissima che si sente maggiormente a proprio agio tra le scimmie rispetto agli umani, senza dimenticare donne smemorate, agguerrite, non vedenti, abituate a vivere per strada, empatiche e fin troppo intelligenti per lo svampito single interpretato da Jonathan Cohen.

Un titolo sottovalutato come UnReal aveva puntato l’impietoso sguardo della telecamera sul dietro le quinte dei programmi televisivi di questo genere regalando (almeno nelle prime due stagioni) un racconto attuale, cinico ed emotivamente coinvolgente delle vite di chi lavora dietro la telecamera e dei partecipanti agli show di appuntamenti. La Flamme, invece, si limita a proporre una versione estremamente sopra le righe di The Bachelor per strappare le risate al proprio pubblico, non riuscendoci sempre a causa delle forzature delle situazioni e delle battute. Il cast di primo livello sostiene però il progetto scritto da Jonathan Cohen (impegnato anche come protagonista e regista), Jérémie Galan e Florent Bernard. Tra presentazioni surreali che non permettono nemmeno di comprendere i rispettivi nomi, gare di comicità, appuntamenti rovinati dalla competitività, gare in piscina all’ultimo respiro e potenziali figli adottivi fin troppo anziani, i primi tre episodi dello show rendono molto chiaro l’obiettivo e il tono scelto per avvicinarsi a un genere televisivo che continua, quasi inspiegabilmente, a rimanere popolare. Tutte le persone coinvolte, persino il freddo presentatore, sembano infatti alla ricerca di qualcosa di ben diverso dall’amore e l’unica “concorrente” apparentemente animata da reale interesse senza risultare superficiale, Anne interpretata da Ana Girardot, viene infatti costantemente criticata e sminuita dal vacuo Marc.

La visione, soprattutto per chi non apprezza il genere al centro della parodia, risulta comunque piacevole e la struttura narrativa è scorrevole nonostante l’umorismo proposto sul piccolo schermo non lasci veramente il segno.
La bravura del cast permette di apprezzare più di un passaggio delle prime tre puntate presentate al festival e rimane la curiosità di scoprire se il progetto corale riuscirà a dare il giusto spazio a tutti i membri del cast – che comprende anche volti noti dagli appassionati di cinema come Adèle Exarchopoulos e Leila Bekhti – e chi verrà scelta dall’imbarazzante Marc, e se ricambierà i suoi sentimenti.

By B.P.

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