Lance

Marina Zenovich, dopo l’interessante Nella mente di Robin Williams, torna alla regia con il documentario in due parti Lance in cui si racconta la vita di Lance Armstrong, una delle figure più controverse e discusse del mondo dello sport.
Il progetto, presentato recentemente all’Aspen Film Festival, è una visione affascinan te e in grado di spingere a più di una riflessione sulla fama, sui compromessi e sulla velocità con cui la società è disposta a creare e distruggere gli eroi contemporanei-

Il documentario, che può contare sulla collaborazione dell’ex ciclista, segue il percorso compiuto da Armstrong raccontandone anche l’infanzia, non priva di ombre a causa di una situazione famigliare non delle più semplici, e mostrandone i primi successi sportivi. La personalità di Lance viene così motivata e delineata dalla sua dimensione privata, rendendo più comprensibili anche i lati più duri e taglienti del suo carattere, da sempre indicato come uno dei suoi punti di forza e al tempo stesso tra i suoi più grandi difetti. Lance si addentra successivamente nella sua lotta contro il cancro e la fondazione di Livestrong, evidenziando uno degli elementi che alle volte vengono dimenticati nel raccontarne le gesta e ricordando il peso avuto nel raccogliere fondi, sostenere la ricerca e contribuire a una maggiore consapevolezza delle conseguenze fisiche ed emotive della scoperta di avere un tumore. La sua dedizione nei confronti della fondazione che ha sostenuto e la sua disponibilità nel relazionarsi con i fan, di tutte le età, che stavano combattendo per sopravvivere aumentano l’empatia nei confronti di una persona che, nonostante i tanti errori e l’imperdonabile scelta di mentire per anni sull’uso di doping, rimane un essere umano dalle innumerevoli sfumature, diventando così più complicato condannarlo totalmente per quanto compiuto in campo sportivo.
Lance Armstrong assume, nel ritratto compiuto da Zenovich, delle caratteristiche che lo avrebbero reso il protagonista perfetto di una tragedia shakespeariana e persino i suoi amori e il legame con i figli vengono ritratti senza alcun filtro o condiscendenza.

L’ex campione non ha alcun freno nel ritrarre il mondo dello sport come una realtà in cui doparsi era l’unico modo per essere alla pari degli avversari, essendo una pratica diffusa in modo capillare, o nel ricordare come esista una grande ipocrisia nell’innalzare i vincitori al ruolo di eroi nazionali e poi distruggerli senza appello, ignorando totalmente le potenziali conseguenze della situazione. Il documentario dà un breve spazio anche a quanto accaduto a Marco Pantani o Jan Ullrich, e racconta con una certa chiarezza e attenzione quanto accaduto dopo la conferma dell’uso di sostanze illecite da parte di Armstrong.
Grazie alle testimonianze di ex compagni di squadra, conoscenti, membri dei team di cui aveva fatto parte, esperti e giornalisti, il documentario in due parti regala uno dei ritratti più esaustivi dello sportivo che sono stati realizzati negli ultimi anni e obbliga a riflettere sulla realtà del ciclismo professionista, oltre ad alimentare l’interesse nei confronti di Lance Armstrong.
L’ex ciclista, che non ha alcun problema nell’ammettere comportamenti sgradevoli e scorretti, rimane tuttora una voce da ascoltare e tenere in considerazione e sarà interessante scoprirne i futuri progetti che, come rivelato proprio durante l’Aspen Film Festival, riguardano da vicino anche il mondo del cinema.

By B.P.

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