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Lewis Capaldi: How I’m Feeling Now, la recensione

Lewis Capaldi: How I’m Feeling Now avrebbe tutto il potenziale necessario a essere una docuserie davvero significativa ed emozionante. L’occasione non sfruttata non toglie comunque valore al documentario diretto da Joe Perlman, recentemente dietro la macchina da presa della reunion del ventesimo anniversario di Harry Potter.
Il progetto che ha debuttato il 5 aprile su Netflix è infatti un ritratto sincero del cantautore scozzese che ha saputo conquistare tutto il mondo con le sue canzoni e la sua personalità irrestistibile, non esitando nemmeno a mostrarne i momenti di debolezza e i problemi di salute.

How I’m Feeling Now segue Lewis mentre lavora al suo secondo album e affronta i mesi in cui la pandemia ha bloccato ogni tour musicale ed eventi dal vivo.
Dallo sconforto legato a un’evidente sindrome dell’impostore alle conseguenze della sindrome di Tourette, che scopre di avere solo in un secondo momento, sullo schermo si assiste alla nascita dei nuovi brani, si ripercorre il percorso compiuto da quando ha iniziato ad avvicinarsi alla musica ancora bambino al successo globale, offrendo inoltre uno sguardo personale alla sua famiglia e agli amici che lo circondano.
In poco più di un’ora e mezza, il documentario sottolinea tutta l’ironia che contraddistingue Capaldi, che i follower dei suoi social media conoscono bene, e regala uno sguardo onesto a quello che accade dopo aver raggiunto i vertici delle classifiche. Molto spesso si rischia infatti di sottovalutare la pressione psicologica che un artista, specialmente in un’epoca così connessa e competitiva, affronta dopo aver ottenuto una fama forse sperata, ma non priva di lati negativi, e di un senso di solitudine che si fa strada anche nei momenti di maggior successo. Ed è proprio nei momenti in cui Lewis deve fare i conti con la propria insicurezza e l’ansia che ci si rende conto di quante volte il mondo dello spettacolo venga ritratto solo attraverso i suoi aspetti più luminosi o, al contrario, estremo, sorvolando sugli aspetti più umani del lavoro di un artista. L’ansia e i dubbi di Lewis fanno emergere il lato meno glamour dei tour mondiali e dei festeggiamenti per aver conquistato di nuovo la prima posizione in classifica, spingendo ad augurarsi che i propri artisti preferiti riescano a ritagliarsi il proprio spazio nel settore e a mantenersi economicamente con il frutto del proprio talento, ma senza dover fare i conti con le aspettative dei manager, di troppi fan e dei mezzi di comunicazione.

Il documentario con protagonista Lewis Capaldi è comunque una ventata di freschezza con la sua capacità di trovare un equilibrio tra la rappresentazione dell’industria discografica e il racconto personale. Le interviste ai genitori del cantante contribuiscono in modo significativo a dare profondità al ritratto proposto sugli schermi, offrendo una prospettiva maggiormente personale e ricca di sfumature alle situazioni in cui si trova il figlio.
All’appello manca forse uno spazio maggiore dato a chi collabora con Capaldi, dagli amici che sono stati coinvolti nella sua carriera musicale agli autori che hanno contribuito alla produzione dei nuovi brani, e sarebbe stato interessante scoprire qualche retroscena su come è stato “scoperto” e sul rapporto con figure come il suo manager, tuttavia la visione di How I’m Feeling Now scorre in modo piacevole, emozionante e in più momenti davvero divertente, come i momenti in cui Lewis immagina già il montaggio finale del progetto, facendo conoscere in modo più approfondito e lontano degli stereotipi uno dei cantautori più talentuosi emersi negli ultimi anni.

Editors, il concerto al Fabrique di Milano dimostra la maturità della band

Tornare a sentire una delle proprie band preferite dal vivo a distanza di vari anni è sempre un’esperienza che alla vigilia è accompagnata da molte aspettative. Quando si tratta degli Editors a preoccupare non è affatto il timore di rimanere delusi dalla performance, come chiunque abbia avuto modo di andare a un loro concerto sa senza ombra di dubbio, ma dalla qualità dell’acustica della location e dal pubblico.
Il Fabrique di Milano non è esattamente il sogno di chi ama la musica dal vivo, ma mentre ci si mette pazientamente in fila diventa un fattore totalmente irrilevante dopo che l’entusiasmo che accompagna ogni concerto prende il sopravvento. Nella serata autunnale nella periferia milanese due sono le cose che balzano subito all’attenzione: i gestori dei locali dall’altro lato della strada meriterebbero un applauso per la scelta di trasmettere una playlist dei grandi successi degli Editors e lo zoccolo duro dei fan, composto da chi ha già girato mezza Europa per seguire la band ed è in pole position probabilmente dalla mattina, ha sentenziato quasi in modo unanime che EBM, troppo diverso per stile e sonorità, non è un album in grado di reggere il confronto con il passato, considerando che nelle prime fila si manifesta un’evidente nostalgia per i brani proposti dai cortesi dirimpettai che sarebbero superiori sotto ogni aspetto a quanto proposto nel nuovo album e si arriva a sostenere che nelle date precedenti sia stata percepibile una mancanza di entusiasmo persino sul palco.

Mantenendo un diplomatico silenzio, alimentato anche dal rispetto per l’opinione altrui e dalla (remota) possibilità che ci sia realmente poca convinzione nei confronti del proprio nuovo materiale, rimane però la certezza che con un album uscito da poco più di un mese è praticamente impossibile che una band dal vivo abbia già trovato la formula giusta per valorizzarlo individuando la setlist più adatta, le transizioni più convincenti e un arrangiamento in grado di unire passato e presente senza troppi intoppi. L’idea che dal vivo gli Editors possano lasciare insoddisfatti, considerando i precedenti, è quasi ridicola: le performance in cui non hanno portato in vita i brani infondendo nuove sfumature, maggiore intensità, più significato, energia e potenza probabilmente si contano sulle dita di una mano. E passiamo quindi alla spinosa questione EBM che sembra aver causato qualche disappunto nei fan più fedeli. Personalmente non lo ritengo un buon album, ma un album grandioso, di quelli che tra venti anni anche i più aspri critici quasi sicuramente dovranno ricredersi e iniziare a rivalutarlo. È diverso dal passato, certo, ma risulta davvero difficile capire come questo rappresenti un difetto e non un pregio. La scelta peggiore che possa fare un artista, e sintomo negativo dello stato della creatività che lo anima, è rifugiarsi in strade già percorse, ritornare nel mondo già conosciuto, attingere al passato per dare vita a qualcosa che non potrebbe mai essere realmente nuovo. La voglia di cambiare e sperimentare non dovrebbe mai essere condannata ma, al contrario, lodata e sostenuta senza mezzi termini. Ascoltando le conversazioni nelle parte anteriore della fila sembra che uno dei problemi nei confronti di EBM sia poi legato al fatto di trovarsi di fronte a qualcosa di “meno poetico”. Escludendo il fatto che il livello dei testi, anche nei casi meno riusciti, è sempre invidiabile all’interno del panorama musicale contemporaneo, ogni espressione artistica è frutto di talmente tanti fattori che risulta davvero difficile capire quale sia il problema di un’opera forse più abrasiva che dà spazio a esigenze espressive che erano rimaste in secondo piano o inesplorate in precedenza. A prescindere dai gusti personali – che portano a considerare Silence uno dei migliori brani di sempre degli Editors, ad ascoltare in loop alcune tracce considerandole quasi catartiche e aver desiderato in più occasioni di avere un’opzione di risposta automatica nei servizi di messaggistica con la voce di Tom Smith che chieda “Where were you when I needed you?” – EBM sembra aver preso tutte le influenze musicali e il frutto del proprio lavoro compiuto in precedenza, senza rinnegarlo in nessun modo, decidendo di dissamblarlo, fonderlo in modo nuovo e trovare qualcosa di totalmente originale e personale. Chi ama le versioni precedenti degli Editors potrà ascoltarne per sempre gli album, rivederne i concerti su YouTube, magari dare più attenzione ai progetti collaterali dei suoi membri, ma ciò non toglie che EBM è un nuovo punto di partenza e davvero promettente per il futuro. Se si ama la musica, pur rispettando le opinioni contrastanti, si dovrebbe accogliere il cambiamento riconoscendone il valore anche quando la direzione sembra non andare in quella delle preferenze dell’ascoltatore.

Una volta entrati negli spazi del Fabrique, a riscaldare l’atmosfera pre concerto all’interno è stato il duo KVB con un mix convincente ipnotico al punto giusto di elettronica e punk, accompagnata da delle interessanti proiezioni video su un palco che, dal punto di vista estetico, dà veramente poche possibilità agli artisti che lo calcano e penalizzano in parte l’ottimo lavoro compiuto con le luci studiate per accompagnare gli Editors live.
Tra le due performance è stato poi offerto un mix di hit che non possono che entusiasmare, proponendo grandi classici che non dimenticano nemmeno i Depeche Mode e i R.E.M. con Losing Religion che porta a pensare quanto sia significativo che i componenti di una delle migliori rock band di sempre sia ricordata a livello universale per un brano che, pur essendo un capolavoro, non è il loro migliore e ha rappresentato uno spartiacque della loro carriera, dal punto di vista positivo e anche negativo. Come scelta per accompagnare verso l’inizio del concerto è però assolutamente perfetta e quasi un po’ ironica. Senza il successo di Out of Time i R.E.M. avrebbero forse continuato ad avere un pubblico più ristretto, ma non avrebbero dovuto affrontare i continui commenti di chi considerava quell’album l’apice della loro carriera e pietra di paragone usata per i successivi e precedenti capitoli della loro carriera che hanno, invece, regalato al mondo dei brani senza tempo e memorabili fino all’addio ufficiale.

Nell’assurda abitudine di confrontare costantemente gli artisti di generazioni diverse, gli Editors sono stati spesso paragonati ai Depeche Mode, New Order e Joy Division o persino a tratti gli Smashing Pumpkins, riferimenti più che comprensibili per quanto riguarda il lavoro in studio, ma dal vivo il confronto più calzante appare proprio quello con i R.E.M. che hanno avuto sempre la capacità di elevare le proprie canzoni portandole su nuovi livelli. La forza dei R.E.M., anche se a volte si rischia di dimenticarlo, non era solo nel carisma e nel lirismo di Michael Stipe, che sul palco si trasformava in una presenza magnetica e dava ai testi uno spessore e un significato alle volte totalmente nuovi, ma nella forza dell’insieme e nel talento versatile di ognuno dei membri, regalando una discografia che affronta con successo praticamente tutti i generi musicali. Bill Berry, Peter Buck e Mike Mills sono stati essenziali nel dare forma e personalità al gruppo e l’uscita di scena di Berry ha indubbiamente creato un vuoto percepibile. Chi ha avuto la fortuna di assistere nella propria vita a un concerto dei R.E.M. difficilmente non ha provato, almeno una volta nella vita guardando la registrazione di qualche live, il desiderio di poter rivivere quell’esperienza dal vivo, di assistere a un’esibizione che senza effetti visivi o espedienti vari sapeva trascinare ed emozionare dall’inizio alla fine e lasciare la voglia di seguire una band in tour in ogni parte del mondo.
Gli Editors condividono con i loro predecessori la stessa essenza che permette di usare le virtù dei singoli per raggiungere un risultato in cui ognuno trova il proprio posto senza venir sacrificato o messo in secondo piano. Dal vivo questa caratteristica, anche nel caso di un’acustica per certi aspetti un po’ deludente come a Milano, diventa evidente. Con una setlist che propone quasi interamente il nuovo album, con la sola eccezione di (purtroppo) Silence ed Educate, non c’è da meravigliarsi che chi non lo abbia amato possa mantenere il proprio dissenso nonostante i brani prendano letteralmente vita e vengano valorizzati creando un’atmosfera che meriterebbe spazi più prestigiosi e sembrano destinati a entusiasmare il pubblico del John Peel Stage al Glastonbury Festival.
Nonostante ci sia ancora chi rimpiange l’uscita di Chris Urbanowicz dal gruppo, la formazione composta da Tom Smith, Russell Leetch, Ed Lay, Justin Lockey, Elliott Williams e Benjamin John Power riempie visivamente e acusticamente la sala, dando anche ai vecchi brani un approccio nuovo che diventa evidente nel passaggio da Picturesque a In This Light and on this evening. Adagiarsi sugli allori e lasciare immutati i brani più amati dal pubblico sarebbe davvero facile ed è davvero apprezzabile il modo in cui ci sia un continuo plasmare in modo coerente e organico la propria musica, mantenendola sempre viva e attuale.

C’è sempre un momento in cui sul palco si assiste a un passaggio di consegne tra generazioni e chi è cresciuto all’ombra dei propri idoli li affianca e, in alcuni casi li supera. Bruce Springsteen ha dato la sua “benedizione” ai Killers di Brandon Flowers regalando un duetto indimenticabile con Dustland, canzone che sembrava fin dall’inizio nelle corde del Boss, e il gruppo ha sfornato uno dei migliori album dell’epoca pandemica con Pressure Machine in cui l’influenza del maestro del rock americano è cristallina, senza però mai permettere di viverlo nel migliore dei modi dal vivo e ritornando, con qualche gradita eccezione, alle sonorità di Imploding the Mirage e degli album precedenti in tour, avendo per giunta la possibilità di avere Johnny Marr come opening act e guest star speciale sul palco. Analizzando gli album degli Editors si potrebbero snocciolare tutti i nomi degli artisti di cui si può notare l’influenza nel corso degli anni, ma l’epoca EBM dal vivo riporta direttamente a metà degli anni ’90, all’indimenticabile tour immortalato nel Road Movie ’95 in cui i brani di Monster e, successivamente New Adventures in Hi-Fi, tanto criticati da buona parte del fandom, avevano ricondotto senza ombra di dubbio i R.E.M. alla loro versione del rock che, pur attingendo a sonorità a tratti grunge e punk, era assolutamente personale e inimitabile. Se Tom Smith & co inserissero a sorpresa una cover di I Took Your Name o The Wake-Up Bomb, i più giovani si renderebbero conto di non essere di fronte a un b-side del settimo album? Il dubbio sembra più che legittimo e fanno emergere altre due certezze: c’è bisogno di un Michael Stipe feat. Editors, o di un Editors feat. Michael Stipe, e di vederlo interpretare dal vivo, possibilmente più e più volte, e che venga immortalato in un album live che manca inspiegabilmente dalla discografia degli Editors, ora definitivamente usciti dall’ombra dei grandi che li hanno preceduti. L’evoluzione che ha portato il gruppo alla formazione attuale ha permesso di esplorare nuove direzioni che ha dato i loro frutti, conducendoli a un punto della loro carriera in cui non ha assolutamente nulla da invidiare a chi ha segnato la storia della musica.
Quello del Fabrique di Milano non è stato sicuramente il concerto migliore tra quelli italiani proposti dalla band dai tempi della sua formazione, ma ne testimonia l’ottimo “stato di salute” che potrebbe regalare davvero molte soddisfazioni.

UPDATE:

A distanza di un paio di mesi sembra doveroso aggiungere un update dopo il tour UK-Irlanda: la setlist è stata studiata meglio, le transizioni ora sono assolutamente più organiche (e il passaggio da Violence a No Harm è praticamente perfetto), ha fatto il suo debutto in scena Silence confermandosi come uno dei brani migliori degli ultimi anni, si è persa un po’ di leggerezza, si è guadagnato in atmosfera, i brani nuovi stanno trovando la propria dimensione dal vivo e sembrano attendere la dimensione festivaliera per esprimere tutto il proprio potenziale, e la formazione attuale sembra aver trovato l’equilibrio, non solo sonoro, ideale sul palco.

Depeche Mode: 3 date in Italia per il tour Memento Mori

I Depeche Mode hanno annunciato, durante un evento che si è svolto a Berlino, la pubblicazione del nuovo album e un tour mondiale nel 2023 che farà tappa anche in Italia con tre date. Il Memento Mori Tour affiancherà infatti l’imminente 15° album in studio della band, Memento Mori, in uscita nella primavera del 2023.

Dave Gahan e Martin Gore hanno svelato oggi che il tour, presentato da Live Nation, inizierà con una serie speciale di date limitate alle arene nordamericane a partire dal 23 marzo, prima che la band si diriga in Europa per il tour estivo negli stadi. In Italia sono previste le date organizzate il 12 luglio Stadio Olimpico – Roma, il 14 luglio Stadio San Siro – Milano e il 16 luglio Stadio dall’Ara – Bologna.

Le date in Nord America faranno tappa al Madison Square Garden di New York, allo United Center di Chicago, al Kia Forum di Los Angeles e alla Scotiabank Arena di Toronto. La band inizierà poi il tour europeo negli stadi il 16 maggio, con tappe che includono lo Stade de France di Parigi, lo Stadio Olimpico di Berlino, lo Stadio San Siro di Milano e il Twickenham Stadium di Londra. Per ulteriori informazioni sull’itinerario del tour e sulle date di vendita dei biglietti, visitare il sito depechemode.com.

A partire dalle ore 10.00 di giovedi 6 ottobre, i biglietti per le date italiane saranno disponibili solo per gli utenti iscritti a My Live Nation. Per accedere alla presale basterà registrarsi gratuitamente su livenation.it.

La vendita generale si aprirà alle ore 10.00 di venerdi 7 ottobre su ticketmaster.it, ticketone.it e vivaticket.com.

Parlando di Memento Mori, Martin Gore ha commentato:

Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto all’inizio della pandemia e i suoi temi sono stati ispirati direttamente da quel periodo. Dopo la scomparsa di Fletch, abbiamo deciso di continuare perché siamo sicuri che questo è ciò che avrebbe voluto, e questo ha davvero dato al progetto un ulteriore livello di significato”. Dave Gahan ha aggiunto: “Fletch avrebbe amato questo album. Non vediamo l’ora di condividerlo presto con voi, e non vediamo l’ora di presentarlo dal vivo durante gli spettacoli del prossimo anno.

Bob Dylan: in arrivo a novembre il libro The Philosophy of Modern Song

I fan di Bob Dylan potranno presto acquistare un nuovo libro dell’artista vincitore, nel 2016, del premio Nobel per la Letteratura: a novembre sarà infatti in vendita The Philosophy of Modern Song.

Il volume pubblicato da Simon & Schuster proporrà un’analisi della natura della musica popolare. Dylan ha iniziato a scrivere il libro nel 2010 e firma oltre 60 saggi focalizzati sulle canzone di altri artisti, tra cui Elvis Costello, Stephen Foster, Hank Williams e Nina Simone.
Bob Dylan analizza ogni elemento che compone la canzone e spiega persino i vari generi musicali, svelando come ad esempio il bluegrass abbia dei legami con l’heavy metal.

La casa editrice ha anticipato che i saggi, pur essendo sulla musica, sono in realtà delle meditazioni e delle riflessioni sulla condizione umana. Tra le pagine ci saranno inoltre 150 foto scelte con grande cura e una serie di riff onirici che, insieme, somigliano a un poema epico e aumentano la trascendenza dell’opera.

Il volume sarà composto da 352 pagine.

Bruce Springsteen: il nuovo album sarà Only The Strong Survive

L’11 novembre uscirà Only The Strong Survive (Columbia Records/ Sony Music), il nuovo album di Bruce Springsteen contenente 15 grandi successi soul, reinterpretati dall’artista.

L’album uscirà in digitale, in versione CD e in DOPPIO LP ed è già disponibile in pre-order.

Only The Strong Survive celebra la musica e i leggendari cataloghi di Motown, Gamble and Huff e Stax: al suo interno, l’inconfondibile voce di Bruce Springsteen e i contributi musicali di The E Street Horns, gli arrangiamenti degli archi realizzati da Rob Mathes e i cori di Soozie Tyrell, Lisa Lowell, Michelle Moore, Curtis King Jr., Dennis Collins e Fonzi Thornton. Il brano I Forgot to Be Your Lover sarà arricchito dalla voce di Sam Moore.

Primo singolo estratto dal nuovo progetto musicale è Do I Love You (Indeed I Do), originariamente interpretato e scritto da Frank Wilson, da oggi in digitale e in rotazione radiofonica.

Ecco il video diretto da Thom Zimny:

Springsteen ha dichiarato:

Volevo fare un album in cui cantare e basta. E quale musica migliore, per fare tutto questo, se non il repertorio americano degli anni sessanta e settanta? Ho preso ispirazione da Levi Stubbs, David Ruffin, Jimmy Ruffin, the Iceman Jerry Butler, Diana Ross, Dobie Gray, Scott Walker, tra gli altri. E ho provato a rendere giustizia a tutti loro e a tutti gli spettacolari autori di questa musica gloriosa. Il mio obiettivo è permettere al pubblico moderno di fare esperienza della bellezza e gioia di queste canzoni, così come ho fatto io fin dalla prima volta che le ho sentite. Spero che amiate ascoltarle tanto quanto ho amato io realizzarle.

The Boss ha annunciato l’album con un video messaggio in cui si rivolge ai fan:

Realizzato al Thrill Hill Recording in New Jersey, l’album è prodotto da Ron Aniello, con Rob Lebret come ingegnere del suono e Jon Landau come produttore esecutivo.

La tracklist:

  1. Only the Strong Survive
  2. Soul Days feat. Sam Moore
  3. Nightshift
  4. Do I Love You (Indeed I Do)
  5. The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore
  6. Turn Back the Hands of Time
  7. When She Was My Girl
  8. Hey, Western Union Man
  9. I Wish It Would Rain
  10. Don’t Play That Song
  11. Any Other Way
  12. I Forgot to Be Your Lover feat. Sam Moore
  13. 7 Rooms of Gloom
  14. What Becomes of the Brokenhearted
  15. Someday We’ll Be Together

Il 2023 vedrà il ritorno on the road di Bruce Springsteen and The E Street Band, con una serie di date negli Stati Uniti e in Europa, inclusa l’Italia, che ad ora hanno venduto più di 1.6milioni di biglietti.

Rosa Linn: disponibile in digitale la versione in italiano di Snap con Alfa

È uscita in digitale una nuova speciale versione di Snap, il brano della talentuosa artista armena in gara all’Eurovision Song Contest 2022 Rosa Linn in collaborazione con il giovane cantautore multiplatino da oltre 1 milione di follower su Tik Tok Alfa.

Il singolo, già in radio, ha conquistato questa settimana la Top 35 dell’Airplay radiofonico italiano.

La nuova versione è nata quasi per caso, quando Alfa ha scritto a Rosa Linn su Instagram per confessarle che la sua canzone gli “piaceva da morire”. Da quel momento è iniziata una fitta corrispondenza fra i due giovani talenti che hanno deciso di creare insieme una nuova toccante versione del brano in cui l’artista armena canta per la prima volta anche in italiano.

Alfa ha registrato la sua parte in Italia, ma è riuscito in seguito a raggiungere Rosa Linn in Armenia e a cantare insieme a lei per la prima volta in pubblico la loro nuova versione di Snap

Il brano continua a scalare tutte le classifiche italiane e internazionali: certificato or in Italia, ha accumulato ad oggi 250 milioni di stream, 15 milioni di visualizzazioni su YouTube e oltre 1 milione di video su Tik Tok. Ha raggiunto la Top 10 della classifica globale e italiana di Shazam, la Top 20 della classifica Viral e Globale di Spotify, la Top 30 della classifica Viral Italia di Spotify, la Top 15 dell’Airplay radiofonico europeo (#12) e la Top 35 di quello italiano.

Rosa Linn sta diventando la prima artista musicale armena al mondo e la prima producer donna dell’Armenia. La ventunenne, che vive nel suo Paese natale con la madre, spiega:

[In Armenia] devi far tutto da solo, dall’organizzare concerti a trovare il pubblico… tutto senza agevolazioni e sponsor, perché non ci sono nè infrastrutture nè un’industria musicale. Avevo paura di non riuscirci, ma non ho rinunciato al mio sogno”. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo singolo King insieme alla cantautrice multiplatino Kiiara. Grazie a questo primo slancio, l’artista è stata poi selezionata per l’Eurovision e Snap è diventata rapidamente una hit mondiale in continua crescita.

Andrea De Filippi, in arte Alfa, è un cantautore genovese, classe 2000. Con oltre 300mila iscritti al canale Youtube e 1 milione di follower su TikTok, conta oltre 136 milioni di views su Youtube, oltre 334 milioni di stream su Spotify e più di 20 milioni di stream su Apple Music. Le sue canzoni sono state condivise in oltre 5 milioni di video su Tik Tok e i suoi ultimi video sono entrati ai vertici delle tendenze di YouTube. Nel 2021 è stato candidato ai Nastri d’Argento. Ha ottenuto un triplo disco di platino (Cin Cin), tre dischi di platino (Testa tra le nuvole, Pt.1, Sul più bello, TeStA Tra Le NuVoLe, pT2) e sei dischi d’oro.

Il Volo: le foto del concerto sold out alla Racio City Music Hall

Il Volo ha registrato nuovamente il sold out a New York, nella prestigiosa cornice della Radio City Music Hall, concerto di cui sono state condivise le foto.

Oltre 6000 persone hanno applaudito i cantanti italiani che, durante la loro straordinaria carriera, hanno scalato più volte le classifiche americane con il belcanto (il loro debutto discografico omonimo, nel 2010, entra nella Top Ten di Billboard USA).

Dopo il successo dei concerti nelle più prestigiose location in Europa e in Giappone – dove hanno registrato 3 sold out a Tokyo, Osaka e Nagoya – Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto sono impegnati tra Canada e USA con ben 17 date (fino al 15 ottobre) per il loro tour “Il Volo live in concert”.

Si sono esibitiin location come il Fox Theatre di Detroit (oltre 5000 persone di capienza) e la Mohegan Sun Arena a Uncasville (10 mila persone). I numerosi fan americani in questi anni hanno visto i tre ragazzi duettare con artisti del calibro di Barbra Streisand e Placido Domingo, partecipare a We Are The World for Haiti di Quincy Jones, essere premiati ai Latin Billboard Awards a Miami e celebrati dalla PBS con il concerto a Matera, dell’estate 2019, e all’Arena di Verona, del 2021.

Il tour continua poi in Australia, dove Il Volo si era già esibito nel 2012, all’inizio della carriera, e torna in Italia a dicembre nei palasport!

Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto sono accompagnati in questo tour dall’orchestra sinfonica e dalla band. Un concerto che unisce i classici de Il Volo, raccolti nell’album 10 YEARS, e nuovi brani estratti dall’ultimo disco IL VOLO SINGS MORRICONE dedicato al Maestro, un viaggio travolgente dentro l’arte di uno dei più grandi compositori del Novecento.

Qui le date aggiornate: https://www.ilvolomusic.com/tour/.

Queste le date nei palasport italiani:

15 dicembre 2022 al Pala Alpitour di Torino (recupero “10 Years – Live” del 16 ottobre 2021 e del 10 ottobre 2022 al Pala Alpitour di Torino)

17 dicembre 2022 al Mediolanum Forum di Assago, Milano (recupero “10 Years – Live” del 23 ottobre 2021 e del 3 ottobre 2022 al Mediolanum Forum di Assago, Milano)

23 dicembre 2022 al Palazzo dello Sport di Roma (recupero “10 Years – Live” del 20 ottobre 2021 e del 7 ottobre al Palazzo dello Sport di Roma)

I biglietti già acquistati in prevendita rimangono validi per le nuove date corrispondenti.

È disponibile su tutte le piattaforme digitali You are my everything (Grande amore), il nuovo brano de Il Volo, una vera sorpresa per i fan internazionali che è stato presentato in anteprima all’Eurovision Song Contest 2022 . Cantato alternando inglese e italiano, è un rifacimento rock sinfonico, a opera del Maestro Enrico Melozzi, della hit Grande Amore. Il Maestro ha sostituito i violini con le chitarre elettriche rivoluzionando l’arrangiamento e dando nuova vita a un brano che ha segnato la carriera de Il Volo. Un singolo in crescendo che si apre nel ritornello con una nuova energia rock!

Venditti & De Gregori: aggiunte nuove date al tour

Dopo il grande successo di pubblico e critica ottenuto con il concerto allo Stadio Olimpico di Roma e con la tournée estiva, Francesco De Gregori e Antonello Venditti il 5 ottobre saranno live all’Arena di Verona per l’ultima data nelle location all’aperto del loro tour, che riprenderà a novembre nei principali teatri italiani e a cui a grande richiesta, alle 24 date già confermate, se ne aggiungono altre 5 nelle città di Milano (23 gennaio), Bari (4 febbraio), Catania (8 febbraio), Firenze (22 febbraio) e Torino (27 febbraio).

I biglietti per le nuove date del tour saranno disponibili nei circuiti di vendita e di prevendita abituale dalle ore 16.00 di oggi, venerdì 30 settembre. Ulteriori informazioni sul sito di Friends and Partners

Queste le date del tour nei principali teatri italiani:

1 novembre – ROMA – Auditorium Parco della Musica

4 novembre – NAPOLI – Pala Partenope

7 novembre – CATANIA – Teatro Metropolitan

8 novembre – CATANIA – Teatro Metropolitan

12 novembre – BARI – Teatro Team

13 novembre – BARI – Teatro Team

18 novembre – ROMA – Auditorium Parco della Musica

21 novembre – MILANO – Teatro degli Arcimboldi

22 novembre – MILANO – Teatro degli Arcimboldi

26 novembre – FIRENZE – Teatro Verdi

27 novembre – FIRENZE – Teatro Verdi

3 dicembre – BRESCIA – Teatro Dis_Play

5 dicembre – MILANO – Teatro Degli Arcimboldi

7 dicembre – MILANO – Teatro Degli Arcimboldi

26 dicembre – ROMA – Auditorium Parco Della Musica

27 dicembre – ROMA – Auditorium Parco Della Musica

5 gennaio – MONTECATINI (PT) – Teatro Verdi

6 gennaio – MONTECATINI (PT) – Teatro Verdi

10 gennaio – BOLOGNA – EuropAuditorium

11 gennaio – BOLOGNA – EuropAuditorium

17 gennaio – TORINO – Teatro Colosseo

18 gennaio – TORINO – Teatro Colosseo

23 gennaio – MILANO – Teatro degli Arcimboldi (Nuova data)

30 gennaio – BERGAMO – Teatro Creberg

31 gennaio – BERGAMO – Teatro Creberg

4 febbraio – BARI – Teatro Team (Nuova data)

8 febbraio – CATANIA – Teatro Metropolitan (Nuova data)

22 febbraio – FIRENZE – Teatro Verdi (Nuova data)

27 febbraio – TORINO – Teatro Colosseo (Nuova data)

Il tour, prodotto e organizzato da Friends & Partners, dà al pubblico l’occasione di assistere a uno spettacolo unico ed emozionante, in cui Francesco De Gregori e Antonello Venditti danno nuova veste ai loro più grandi successi: canzoni che sono entrate nel cuore della gente, nelle storie delle persone, che sono la colonna sonora di intere generazioni.

Insieme ai due artisti sul palco una band che unisce i musicisti che da anni collaborano separatamente con i due artisti: Alessandro Canini (batteria), Danilo Cherni (tastiere), Carlo Gaudiello (piano), Primiano Di Biase (hammond), Fabio Pignatelli (basso), Amedeo Bianchi (sax), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino). Sul palco anche Fabiana Sirigu al violino e le coriste Laura Ugolini e Laura Marafioti.

Il coordinamento musicale è a cura di Guido Guglielminetti e Alessandro Canini.

De Gregori e Venditti hanno recentemente inciso e reinterpretato due grandi classici del loro repertorio e della storia della musica italiana, Peppino e La Donna Cannone, brani attualmente in radio e disponibili in digitale.

È disponibile in binge sulla piattaforma streaming discovery+ la serie Venditti & De Gregori – Falegnami e Filosofi, il racconto filmato delle prove che hanno visto impegnati i due cantautori romani prima della partenza del tour. Diretta da Stefano Pistolini, la serie in 6 episodi è un progetto inedito, realizzato in collaborazione con Caravan, Friends&Partners e New Sound City, che per la prima volta apre al pubblico il cantiere musicale dei due artisti alle prese con gli arrangiamenti delle loro canzoni più famose, e svela i loro caratteri, le loro diverse personalità e i loro spigoli in una lunga storia di amicizia e complicità musicale.

Disponibili sulle piattaforme streaming e in digital download, anche i brani Generale (https://smi.lnk.to/generale_) e Ricordati di Me (https://smi.lnk.to/ricordatidime), contenuti in un esclusivo 45 giri da collezione disponibile su Amazon.

Augusto Daolio: dal 7 ottobre una mostra in memoria dell’artista

Il 7 ottobre 2022, esattamente a trent’anni dalla sua prematura scomparsa, presso lo Spazio Gerra di Reggio Emilia, sarà inaugurata un’esposizione che racconterà la poliedricità di Augusto Daolio, fondatore e voce indimenticata de I Nomadi.

L’attività di cantante, di pittore, di poeta e di divulgatore sarà testimoniata grazie una serie di materiali (molti dei quali assolutamente inediti) tra cui disegni, dipinti, schizzi, taccuini di viaggio, fotografie, manoscritti e video, la maggior parte dei quali messi a disposizione dagli archivi personali di Rosanna Fantuzzi, compagna di Augusto Daolio.

Sarà un allestimento creato intorno a temi e parole chiave, fortemente caratterizzanti sia la produzione artistica che la vita di Daolio.

L’inaugurazione si terrà venerdì 7 ottobre alle ore 17:00 e l’esposizione sarà aperta al pubblico fino all’8 gennaio 2023 ad ingresso gratuito con offerta libera.
I proventi saranno devoluti all’Associazione Augusto Per La Vita e al CORE (Centro Oncologico ed Ematologico di Reggio Emilia).

Rosanna Fantuzzi ha dichiarato:

Ho sentito la necessità di aprire alcuni spazi chiusi da sempre, contenevano quel privato solo “nostro” che però ora era doveroso condividere con le persone, le stesse alle quali Augusto aveva offerto una grande parte di sé, con passione e affetto.

Beppe Carletti ha aggiunto:

Tutte le arti erano dentro di lui: pittura, poesia, musica. La sua voce grande e inimitabile veniva dal cuore, con il cuore Augusto parlava alla gente e scriveva testi, con la mano dipingeva.

Il giornalista Vincenzo Mollica ha spiegato:

Quando finiva di cantare i colori che aveva nella voce, Augusto li trasferiva su una tavolozza e con i suoi pennelli dipingeva con grande sincerità le sue verità. In lui canzone e pittura vivevano come vasi comunicanti… In tutto quello che ha combinato Augusto c’era poesia.

Diodato al Café de la Danse di Parigi

Diodato è approdato in Francia, al Café de la Danse di Parigi, regalando un concerto pieno di energia, talanto e simpatia.
Davanti a un pubblico molto italiano nonostante la location, il mancato vncitore dell’Eurovision 2020 (perché, ammettiamolo, le chance che avrebbe conquistato il pubblico come fatto con la sua esibizione a maggio durante le serate dell’edizione 2022 a Torino erano molto alte), ha proposto il giusto equilibrio tra malinconia, ironia e rock in grado di dare nuova forza anche a classici come Amore che vieni, amore che vai. Sono pochi i talenti che sono in grado di mettersi alla prova con un brano di Fabrizio de Andrè senza far rimpiangere l’originale, ma Diodato riesce nell’impresa e lo fa inserendo la canzone in una setlist che spazia tra sonorità e generi in modo naturale e coinvolgente, sottolineando tutte le sfumature di una personalità artistica ormai matura.


L’omaggio alla Francia è una parentesi divertente e piacevole all’interno di una selezione di brani in cui non può mancare Fai rumore, ma che fa apprezzare ancora di più rispetto alla versione album canzoni come Fino a farci scomparire, la significativa Essere semplice o la tagliente La lascio a voi questa domenica, ben costruita sul contrasto del ritmo leggere e un significato molto profondo.
La location intima e suggestiva crea la giusta atmosfera per un’ottima interazione con il pubblico che ha dimostrato di apprezzare il talento e il carisma di Diodato, accogliendolo letteralmente a braccia aperte per la sua interpretazione di Non ti amo più in platea, per la gioia dei presenti e un po’ meno del tecnico costretto a sbrogliare il filo del microfono.
La dimensione live, anche grazie alla bravura dei musicisti che lo accompagnano in tour, valorizzano tutti i punti di forza di Diodato che si conferma come uno degli autori e interpreti più meritevoli nel panorama musicale italiano degli ultimi anni.